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01 Aprile 2015
Sandra Lazzarini, oltre i volti

Quando pensiamo ad un ritratto "senza volto", ci viene senz'altro in mente una delle opere di René Magritte: i suoi protagonisti erano anonimi e quindi universali perché chiunque poteva vestire i loro panni e immedesimarsi in loro. I lavori della fotografa Sandra Lazzarini ci hanno riportato alla mente la stessa sensazione: le sue donne ritratte in non-luoghi (serre abbandonate, siepi, pontili) ci affascinano, ci fanno riflettere e ci accompagnano per mano in un'universo fatto di abbandono e contemplazione. Con questa intervista ci accompagna nel suo mondo.

Raccontaci la tua vita e la tua carriera in quattro scatti significativi per te.

Potrei partire dagli estremi opposti e, ripensando alle mie foto da bambina, ricordo uno scatto all’asilo mentre suonavo il triangolo insieme agli altri compagni e in cui ovviamente piangevo disperata, perché forse già sapevo che la musica non sarebbe stata il mio futuro. Una delle ultime foto significative l’ho scattata quest’estate il giorno del mio trentottesimo compleanno mentre ero a Brooklyn per un workshop sulla street photography. Avevo con me un palloncino rosso e mi ero appostata di fronte ad un edificio con le mura totalmente dipinte di nero, ho aspettato tanto che passasse la persona giusta da immortalare e poi all’improvviso è arrivata una ragazza perfetta, vestita di bianco e nero, con un cane nero: tutto era abbinato e allo stesso tempo impeccabile. Tra questi due estremi, gli scatti significativi sono stati tanti ed ognuno ha rappresentato una sorta di parentesi che talvolta ho chiuso e che in certi casi è rimasta ancora aperta. Ricordo con piacere la prima foto che ho scattato anni fa con una vecchia Yashica biottica degli anni '70 : è una foto perfetta che mi è partita dal cuore, studiata da cima a fondo e che rappresenta un po’ la mia iniziazione verso quello che poi è diventato lo stile che mi contraddistingue. Infine vi è un mio “antico” autoscatto predecessore di una serie che tutt’ora porto avanti con ricerca e dedizione.


Le tue donne "senza volto" riescono comunque ad essere espressive e forti: da cosa nasce questo tuo stile e perché lo hai scelto?

Sinceramente non è stata una scelta, ma è una direzione che ho preso con estrema naturalezza probabilmente perché ben si plasma al mio carattere timido ed introverso. Le mie donne “senza volto” vivono in una dimensione sospesa tra l’assorto e il contemplativo, tra l’attesa e l’abbandono, ma sono pur sempre presenti nello spazio sebbene in maniera discreta e misurata. Ho scelto di nascondere i volti perchè vedo in questa sottrazione l’affermazione di qualcosa di molto definito e di cui chiunque può esserne partecipe. I vuoti lasciati dai volti e dalle espressioni vengono comunque colmati con qualcosa di altrettanto espressivo e potente che riempie la scena, talvolta in maniera surreale, talvolta in maniera decisamente malinconica. 


E per il tuo ritratto, con che oggetto o fiore ti copriresti il viso e perché?

Non c’è qualcosa in particolare che sceglierei, probabilmente prenderei la prima cosa che mi capita tra le mani,come ad esempio qualcosa di semplice che abita sulla mia scrivania o comunque qualcosa che vive nel quotidiano e che sia in grado di stupirmi. Però anche un’ortensia, che è tra i miei fiori preferiti, non sarebbe male.


I tuoi scatti ci affascinano: a che progetti stai lavorando e dove possiamo seguire il tuo lavoro?

Ultimamente mi stanno incuriosendo molto i luoghi abbandonati come ex parchi acquatici o fabbriche dismesse. Mi piace molto l’idea di inserire figure femminili in questi ambienti aridi e decadenti e penso che nei prossimi mesi mi dedicherò a questo tipo di ricerca, ma non solo. Le mie foto sono sempre visibili sul mio sito, mentre a maggio sarò presente nel circuito off del Festival Europeo della Fotografia a Reggio Emilia con un progetto davvero curioso.


L'intervista è finita, è tempo di fare una passeggiata per trovare nuove ispirazioni portandosi dietro la macchina fotografica: dove dirigi i tuoi passi?

Nelle ultime settimane, durante le passeggiate col mio cane, ho adocchiato un palazzo che si trova a pochi isolati da casa mia. Una location che sto corteggiando in silenzio, molto retrò e con una grande terrazza sempre piena di panni stesi. Ecco, credo che ora come ora andrei proprio lì.

Grazie Sandra per questa intervista e soprattutto per le ispirazioni che il tuo bellissimo lavoro ci offre. Continuate a seguirla anche voi qui e sul suo profilo Instagram.

DD

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