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Lifestyle
27 Maggio 2016
Dog Reading e Pet Therapy, la nuova rivoluzione dei medici a 4 zampe
Torna la rubrica dedicata agli animali, curata dai nostri contributor OkyDoggy. Oggi scopriamo il mondo della Pet Therapy, leggiamola insieme.

Leggere è fondamentale, ma per molti, acquisire le competenze per leggere correttamente e senza alcune difficoltà non è stato facile.
Fortunatamente, grazie a dei programmi innovativi e a dei cani pronti a cooperare, per i bambini di oggi questa sfida diventa una vittoria.
In diverse parti del mondo ormai, i nostri amici a quattro zampe stanno drizzando le orecchie, e centinaia di bambini che hanno bisogno di un aiuto extra per migliorare le proprie capacità comunicative ed interpersonali, non potrebbero essere più contenti!
Non serve andare lontano per scoprire questa nuova “terapia”, anche qui in Italia abbiamo dei fantastici centri che adottano queste idee innovative.

Abbiamo contattato il “ Centro il Girasole”, nel quale, psicoterapeuti, pedagogisti e logopedisti hanno dei colleghi particolari… i cani.

Vi presentiamo Erika Consonni, responsabile del centro, pedagogista, psicomotricista,  esperta in Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) ed operatrice pet therapy.

Ciao Erika, da quanto tempo lavori in questo settore? E da quanto hai cominciato a lavorare con gli animali?

 
Ciao Giulia, la mia passione per gli animali nasce da quando ero piccola. Sono cresciuta insieme a gatti, cani, canarini, conigli e tartarughe pur essendo nata e vissuta a Milano. Crescendo oltre alla passione per gli animali si è aggiunta la passione e l’interesse per i bambini, specialmente quelli più in difficoltà. Ho iniziato a studiare e laurearmi in  Scienze dell’Educazione e poi ho proseguito con  le laurea in Scienze della Formazione Primaria e Scienze Pedagogiche.

Mentre proseguivo gli studi universitari ho frequentato un corso triennale di Psicomotricità per avere il titolo di psicomotricista e successivamente ho frequentato un Master sui Disturbi dell’Apprendimento.

Nel campo della Pet Therapy lavoro dal 2008, anno in cui mi sono formata grazie alla SIUA e mi sono occupata di diversi progetti legati alla Pet Therapy prima con i delfini presso il parco Oltremare di Riccione e successivamente con i cani.

Oggi lavoro insieme a Milly, una cavalier king di un anno e mezzo. La mia esperienza mi ha portata a pormi di fronte a molteplici tipi di problematiche e disabilità: dal bambino autistico, a quello con deficit cognitivi, sensoriali, disturbi del comportamento, sindromi genetiche, disturbi motori. In molti casi ho associato la Pet Therapy che ricordo è una co-terapia e non una terapia a se stante, in molti progetti e percorsi individualizzati. La mia esperienza, mi ha poi permesso di riuscire ad attivare progetti di Pet Therapy che oggi si chiamano Interventi Assistiti con gli Animali dalle nuove Linee Guida Nazionali, anche in campo educativo per esempio nelle scuole. Questa bellissima e importantissima tecnica di intervento è molto interessante, come hai spiegato tu, anche con i bambini dislessici associata a percorsi di logopedia.

Come reagiscono i bambini a questa terapia?

 
La dog reader è abbastanza nuova in Italia. E’ molto conosciuta in Inghilterra, Francia, Spagna e Canada dove viene utilizzata da molti anni come attività di supporto per i bambini dislessici addirittura nelle scuole. Nel nostro centro questo incontro con Milly viene svolto una volta al mese, individualmente o in piccolo gruppo a seconda delle necessità e dell’apertura del bambino verso gli altri. L’attività prevede la lettura di un libro o di storie, a seconda dell’età dei bambini, che hanno come protagonisti i cani ed è condotto da un operatore Pet Therapy con a volte la presenza del logopedista che segue il bambino. Il valore aggiunto è sicuramente la presenza di Milly nella stanza. Quando il bambino legge, può accarezzare nello stesso momento Milly che resta in una posizione di ascolto e ovviamente non giudizio. Questa attività permette ai bambini dislessici di leggere ad alta voce, cosa che non fanno abitualmente e che non viene proposta in classe per evitare giudizi negativi o “prese in giro” dagli altri bambini. In un ambiente “protetto”, insieme ad altri bambini che hanno la loro stessa difficoltà o individualmente, l’attività permette l’acquisizione di una maggior autonomia, l’aumento dell’autostima, l’accettazione della propria difficoltà e il confronto con altri bambini. Inoltre è un momento molto atteso dai bambini perché “rompe” la ritmicità di una terapia di tipo logopedica, vista per loro più noiosa e sempre centrata sulla loro problematica. E’ interessante vedere come i bambini si pongono di fronte a Milly. Nel momento di maggior difficoltà nella lettura di parole difficili, le loro mani si aggrappano al suo pelo oppure iniziano ad accarezzarla in modo più energico o cercando la sua zampa come per dire “Aiutami!”. Milly rimane in silenzio, li guarda e dentro quell’incontro di sguardi che si crea tra bambino e animale, si cela una forza di sicurezza che gli aiuta ad andare avanti. Si è riscontrato che durante l’attività il bambino che legge mostra una concentrazione ed attenzione maggiore al testo, la velocità di lettura aumenta, gli errori diminuiscono e c’è una maggior  comprensione dell’errore tanto che i bambini riescono ad autocorreggersi per non parlare dell’aspetto emotivo e del rinforzo sull’autostima e la sicurezza che il bambino ne riceve.

Pensi che anche gli animali possano beneficiare in qualche modo di questa terapia?

Io penso di sì anche se non esistono propriamente degli studi scientifici che rispondono a questa domanda. Sicuramente per l’animale è importante la relazione con l’essere umano che per lui diventa il punto di riferimento per quanto riguarda la sua quotidianità. Se la relazione è positiva e basata sul rispetto e la cooperazione, incute nell’animale un senso di sicurezza e tranquillità tali da renderlo naturalmente predisposto alla relazione e all’incontro con l’altro anche se estraneo. Nei progetti di Pet Therapy è sempre presente in seduta il proprietario o comunque una persona conosciuta al cane proprio per questo motivo. L’animale riconosce nell’umano referente il suo capobranco, la persona a cui dare ascolto e da cui si sente protetto. Per l’animale svolgere progetti di IAA è anche un momento di enorme gratificazione del proprio “lavoro”, un momento di forte coinvolgimento emotivo, di gioco e collaborazione con il proprio amico umano. I giochi di manipolazione che vengono chiamati epimeletici, in cui l’animale viene accarezzato, spazzolato, massaggiato dall’utente rilasciano nel cane delle sensazioni di rilassamento in cui l’animale trova sicuramente beneficio. In attività di attivazione mentale, invece, l’animale gioca divertendosi e mettendo in pratica le proprie potenzialità, momenti di forte coinvolgimento motivazionale con l’umano che  gli permettono di continuare ad essere attivo a livello cognitivo. Il lavoro con un animale coinvolto in progetti di Pet Therapy deve avere come base una relazione di attaccamento e fiducia sicuro con il proprio umano che altrimenti andrebbe a danneggiare l’intero processo evolutivo del progetto.

Abbiamo letto che negli USA alcuni bambini con DSA vengono mandati  nei canili a leggere ai cani più timidi e spaventati, per aiutarli ad avere una migliore interazione con gli esseri umani, cosa ne pensi? E’ qualcosa di realizzabile anche in Italia?

Sarebbe una cosa bellissima, ma bisogna pensare che in Italia le cose arrivano sempre dopo, purtroppo… Ci vorrebbe una maggiore apertura delle istituzioni per permettere dei progetti simili e una maggiore apertura mentale che faccia capire l’importanza della relazione bambino-animale, un maggior rispetto per i bisogni e le emozioni che provano gli animali, specialmente quelli in difficoltà.

Per quanto riguarda gli adulti, si è più improntati per una Pet therapy classica o anche con i più grandi avete delle novità?

Non esiste una Pet Therapy classica, ogni progetto viene steso e pensato a seconda dell’utenza a cui ci si rivolge e agli obiettivi specifici che ogni struttura o persona richiede. Con gli adulti sono stati creati dei progetti ad esempio, all’interno delle carceri per aiutare i detenuti a recuperare una sorta di affettività interrotta, sentirsi liberi e recuperare un senso di responsabilità e cura del prossimo. Inoltre, in molte città italiane, si stanno aprendo le porte degli ospedali e delle strutture sanitarie non solo per progetti di IAA ma anche per i pet dei degenti che possono andare a trovarli. Questo perché si è visto che la presenza dell’animale crea beneficio, serenità e gioia ai malati che reagiscono in modo più veloce e collaborativo alle cure somministrate. Ancora, ci sono nuove forme di Pet Therapy non ancora riconosciute perché in fase sperimentali e di ricerca come l’aquarioterapia che creerebbe un effetto calmante e rilassante e un maggior stato di attenzione. Questo tipo di Pet Therapy si sta studiando con gli anziani ma ha già mostrato ottimi risultati anche con i bambini.

Tutti i cani possono diventare “volontari” per la pet therapy? Come fanno a guadagnarsi il patentino per fare pet therapy?

Tutti i cani possono fare pet therapy. Ancora si sente spesso dire che solo cani di alcune razze possono farla ma ciò non è vero. La cosa importante è una buon addestramento di educazione di base che prevede l’insegnamento dei segnali di comando di base, l’andare al passo, una buona sicurezza e fiducia verso l’altro, l’accettazione della manipolazione al di fuori della propria figura di riferimento, la tranquillità in caso di rumori forti e improvvisi o dispositivi di deambulazione come ad esempio le sedie a rotelle… Secondo me la base di tutto, come ho già detto prima, è comunque una relazione sicura, di fiducia e attaccamento alla sua persona di riferimento che ogni giorno vive con lui. Solo l’uomo può dare sicurezza all’animale attraverso un approccio di rispetto dei suoi bisogni, ascolto, sicurezza, fiducia e collaborazione. Per la Pet Therapy si predilige il cane di carattere tranquillo e socievole ma nulla toglie che un cane adottato da un canile o un meticcio non possa essere in grado di diventare un ottimo cane in progetti di IAA. Per quanto riguarda i documenti è necessario che l’animale venga valutato da un veterinario comportamentalista e da un educatore cinofilo che insieme redigono un certificato di idoneità del cane. Di solito i corsi per coadiutori di IAA hanno come una delle tante finalità quello di creare delle coppie uomo-animale certificate ma è sbagliato pensare che se un giorno il nostro amico pet non fosse più in grado di “lavorare” con noi si debba di nuovo svolgere tutto il corso o una sua parte per abilitare il nuovo amico.

 
Ringraziamo Erika per le risposte esaustive che ci hanno aiutato a far luce su queste "novità" terapeutiche, nel nostro piccolo abbiamo sempre saputo che i nostri amici a quattro zampe avessero un potere terapeutico ... Se siamo tristi, arrabbiati o stressati i nostri amici pelosi troveranno sempre il modo per farci tornare il sorriso!

Quindi perché non tentare? Avete un cane tranquillo, ben educato che ama giocare e farsi coccolare da tutti? Potrebbe diventare di grande aiuto per molte persone in difficoltà!

Raccontateci le vostre esperienze e rimanete sintonizzati per seguire tutte le novità di okydoggy su DDmag!

 
Giulia Musini per Okydoggy

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